La Presidente Todde e l’Assessore Bartolazzi escludono NurSind dal confronto

La Presidente Todde e l’Assessore Bartolazzi escludono NurSind dal confronto

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Cominciamo dalla notizia: “Regione Sardegna e sindacati hanno siglato un protocollo d’intesa per rilanciare il sistema sanitario regionale”.

Bene, bravi, bis. Peccato che a quel tavolo mancasse il sindacato con il più alto numero di iscritti proprio tra le categorie di cui si lamenta la più alta carenza ossia il NurSind che come noto, iscrive tra le sue fila solo infermieri e ostetriche appunto. Nessuno al tavolo convocato in regione il 4 agosto scorso, può vantare i numeri di NurSind Sardegna in termini di infermieri e ostetriche iscritti, attraverso i quali ottiene una rappresentanza in crescita costante, arrivata alle scorse elezioni RSU a superare la ragguardevole soglia del 10%. Insomma la Presidente Todde e l’Assessore Bartolazzi si sono seduti al tavolo a discutere di carenze di infermieri senza invitare chi li rappresenta per mestiere. Qualcosa che tutto sommato non sorprende considerata la diffidenza verso questo personale che ancora la politica non controlla pienamente non annoverando tra le sue fila una rappresentanza di eletti a ruoli politici; un controllo che potrebbe portare grandi benefici clientelari, posto che qualsiasi misura di potenziamento e riconversione territoriale del servizio sanitario regionale, passerà proprio da questa categoria, in sofferenza, con carenze che solo in Sardegna cubano per tremila unità. E non a caso parliamo di clientela, posto che quello che era nato come servizio alle persone è stato nel tempo trasformato in un sistema, spesso clientelare appunto che anche la stampa ha smesso ormai di chiamare col giusto nome di servizio.

Proseguendo nella lettura della notizia scopriamo che la Presidente Todde, ha sottolineato la necessità di rivedere i processi legati alle liste d’attesa: nel 2024 circa 100mila pazienti non si sono presentati alle visite, mentre nel 2025 il numero è già di 42mila. «Serve un nuovo processo che migliori la comunicazione tra le Aziende sanitarie locali e valorizzi sperimentazioni come quella degli infermieri di comunità a Sorgono, che limitano gli accessi ai pronto soccorso», ha spiegato. Peccato che l’attività dell’ambulatorio di Sorgono sia di poche ore alla settimana, appena iniziato e che quindi i suoi effetti sugli accessi al pronto soccorso siano al momento solo auspici.

E qui c’è da chiedersi davvero quali mirabolanti soluzioni possano essere state concordate, posto che a gennaio scorso è stato creato ex novo un ufficio con un responsabile che deve occuparsi solo di questo. C’è da chiedersi se questa invenzione stia dando frutti e se il suo responsabile abbia trovato qualche soluzione perseguibile.

Verrebbe da dire di no se è vero quanto dichiarato dall’assessore alla Sanità, Armando Bartolazzi, che ha definito l’accordo “un punto di svolta”. Se l’ennesimo accordo di dialogo con i sindacati è definito tale, ho paura davvero di quel che ci riservi il futuro anche perché diciamocela tutta, nonostante la Presidente Todde dichiari che si tratta della “prima volta” che un metodo tale viene attuato, bisogna ricordare che ad ogni legislatura si firmano protocolli d’intesa, collaborazione, chiamateli come vi pare, con questo o quel sindacato, a volte anche in maniera ben più ampia di come fatto adesso. Ogni volta quegli accordi diventano carta straccia e tornano a prevalere le logiche di sistema cui abbiamo accennato.

Il protocollo prevede un crono programma di interventi da attuare nei prossimi 18 mesi, con l’obiettivo di migliorare concretamente l’assistenza sanitaria in tutta l’Isola e ne saremmo anche tutti molto felici se solo potessimo leggerlo e commentarlo.

Personalmente ritengo necessarie ancora due riflessioni.

La prima è che dopo 5 anni di opposizione urlata a denunciare i disastri della passata presidenza, a strillare per la mancata presa di considerazione delle decine e decine di proposte miracolose fatte dalla minoranza, gli stessi che oggi siedono al governo della regione non le abbiano ancora messe in campo e anzi, dopo 17 mesi di governo, sbandierino come “punto di svolta” un momento di confronto con alcune organizzazioni sindacali che solo in parte hanno titolo di rappresentanza. Si erano presentati in campagna elettorale definendosi pronti; pronti a trovare il modo di cacciare i manager precedenti per piazzare i propri e farsi anche impugnare la norma, quello si, prontissimi a farlo con una norma di riordino priva del minimo consenso.

La seconda è che se tanto mi da tanto, la mancata firma della pre intesa sul rinnovo contrattuale operata da Cgil e Uil, in autunno farà sparire dai tavoli di confronto e contrattazione queste sigle con le quali oggi si firmano protocolli d’intesa sconosciuti. Eh si perché coerenza vorrebbe che dopo aver ostacolato la firma e spinto la contrattazione avanti nel tempo, domani non firmino il contratto, rivendicando questo primato e pagandone il prezzo che pagò NurSind quando davvero l’aumento era fatto di briciole.

Che la Presidente Todde e l’Assessore Bartolazzi abbiano deciso di non invitare NurSind al tavolo è un fatto grave che dimostra come le parole sul valore delle professioni infermieristiche siano false e gravate da un substrato di ignoranza disarmante al quale saranno chiamati presto a rispondere.

di Andrea Tirotto 06/08/2025

Cagliari, infermieri senza rimborsi: «A rischio l’assistenza per 130 pazienti gravi»

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01 agosto 2025 . Il sindacato NurSind ha proclamato lo stato di agitazione per gli infermieri dell’Asl di Cagliari a causa del mancato rimborso delle prestazioni da oltre un anno. Questa situazione minaccia di interrompere l’assistenza domiciliare per 130 pazienti affetti da patologie gravissime come SLA e sclerosi multipla. Dopo il fallimento dei tentativi di conciliazione, il personale si trova senza garanzie per proseguire il servizio. Il sindacato denuncia il rischio di un disagio enorme per le famiglie e un conseguente sovraccarico degli ospedali. Si chiede una soluzione immediata per evitare la sospensione del servizio. Nel video Fabrizio Anedda, segretario regionale Nursind. Stefano Birocchi.

www.unionesarda.it

Cagliari, gli infermieri dell’Asl 8 in agitazione: a rischio l’assistenza domiciliare

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«Dopo due tentativi di conciliazione e raffreddamento dello stato di agitazione tra il personale infermieristico del sindacato NurSind e l’Asl 8 di Cagliari, a causa della mancata o parziale retribuzione dei servizi svolti da un anno a oggi nell’assistenza domiciliare del personale infermieristico con alta specializzazione, non si è arrivati a una soluzione. Questo porta solo a una terribile conseguenza: ovvero il rischio di interruzione del servizio ai pazienti, che va avanti ormai da decenni, e che ha evitato fino a oggi il ricovero di persone con disabilità gravi e patologie invalidanti degenerative, tutti portatori di cannula tracheostomica ed eventuale sonda Peg per l’alimentazione, in ventilazione meccanica». Lo afferma, in una nota, Fabio Ledda, infermiere di alta specializzazione e dirigente del sindacato NurSind.

Secondo Ledda, «l’Azienda non ha dato risposte risolutive davanti alla segreteria della prefettura e i rappresentanti della segreteria del sindacato degli infermieri NurSind». Inoltre, osserva il dirigente sindacale, «non è stata in grado di fornire soluzioni per il prosieguo del servizio di assistenza domiciliare, mettendo in difficoltà i lavoratori che al momento non hanno garanzie di copertura assicurativa e autorizzazione aziendale per recarsi a domicilio dai pazienti».

«Questo significa lasciare a breve scoperte da assistenza 130 famiglie», prosegue Ledda, «che hanno necessità sia a livello sanitario che psicologico, inoltre non sarebbero più alleggerite le strutture ospedaliere che vedrebbero i pazienti arrivare in struttura. Va da sé comprendere il disagio che si viene a creare e il rischio che si fa correre a questi pazienti costretti al trasporto fuori casa».

Per queste ragioni, il NurSind porta avanti lo stato di agitazione e chiede che l’azienda «risolva in tempi brevi questa situazione drammatica».

(Unioneonline)

Nursind sit-in per il rinnovo dei contratti della sanità privata: ”Al Ministero accolte le nostre richieste’

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Roma, 23 luglio – “Siamo pienamente soddisfatti per le risposte ricevute oggi e quindi fiduciosi negli sviluppi che certamente seguiranno, avendo trovato il giusto riscontro di fronte ai problemi che abbiamo sollevato”. Il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, e la responsabile sanità privata del sindacato, Romina Iannuzzi, tirano così le somme dopo essere stati ricevuti insieme a una delegazione di lavoratori al ministero della Salute. L’incontro al dicastero si è tenuto durante il sit-in di protesta del sindacato per il rinnovo dei contratti degli operatori sanitari privati, fermi da oltre un decennio. Il presidio ha visto i lavoratori protagonisti con slogan come “Basta attese, contratto subito”, “Lavoratori in prima linea, ma contratto in panchina” e “Stop al ricatto, vogliamo il contratto”.

Il Nursind ha messo sul tavolo ministeriale due proposte, entrambe accolte: “Abbiamo chiesto – hanno spiegato Bottega e Iannuzzi – la definizione nel più breve tempo possibile di nuove tariffe dei Drg-Diagnosis related groups (il costo delle prestazioni in ricovero) in base al miliardo già stanziato per il 2026 nella manovra 2025. Non solo, ma anche di poter vincolare l’aggiornamento di queste tariffe ai rinnovi contrattuali”. Che tradotto, hanno spiegato, “significa: senza rinnovo delle intese si perde l’accreditamento. Un automatismo che riteniamo irrinunciabile per poter finalmente sanare una profonda ingiustizia, oltre che una disparità di trattamento di questi lavoratori rispetto ai colleghi del pubblico”. “Le liste d’attesa sulle prestazioni sono uno scandalo a danno dei cittadini – ha aggiunto Bottega -, ma è gravissimo che anche i lavoratori si trovino in lista d’attesa per un contratto che non si rinnova mai”.

Il presidio infine ha offerto l’occasione al Nursind per un’ultima richiesta, stavolta rivolta all’associazione che rappresenta i datori di lavoro della sanità privata: “Dal momento che rappresentiamo una fetta importante di lavoratori del settore – ha evidenziato Iannuzzi – sarebbe importante se l’Aiop allargasse la presenza ai suoi tavoli anche al nostro sindacato. Gli infermieri sono pronti a partecipare alle trattative e a portare in quel consesso il loro contributo di idee e proposte”. Se poi, “nota a margine, la politica volesse mettere mano finalmente anche a una legge sulla rappresentanza sindacale, che nel 2025 ancora manca in Italia – hanno concluso Bottega e Iannuzzi -, ci troverebbe schierati al suo fianco. Non abbiamo infatti certo paura di misurarci. Anzi auspichiamo di poterlo fare, per rendere più democratica e aperta anche questa contrattazione”.

Nursind sit-in per il rinnovo dei contratti della sanità privata: ”Al Ministero accolte le nostre richieste” – Nursind

Pubblico Concorso Unificato, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di n. 48 di Infermiere. Area dei professionisti della salute e dei funzionari per le aziende SSR, indetta con Determinazione Dirigenziale n. 2864 del 20/11/2024. – ESITO PROVA SCRITTA –

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ELEZIONI RSU 2025 – LISTE NURSIND

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I FATTORI DETERMINANTI DI COSA DICO E COME LO DICO NELLA RELAZIONE CON L’ALTRO

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CCNL 2022-2024: firma sfumata, occasioni mancate

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CCNL sanità 2022-2024: firma sfumata, occasioni mancate

La firma sfumata all’Aran per il contratto del comparto sanità 2022-2024 è stata a tutti gli effetti una occasione mancata. Proprio perché era cosa nota fin dall’inizio che le risorse a disposizione sarebbero state poche e che, di certo, non ne sarebbero piovute altre dal cielo, infatti, continuiamo a chiederci che senso abbia avuto non consentire ai lavoratori di incassare subito almeno gli aumenti che ci sarebbero stati. Senza contare che la non sottoscrizione dell’intesa ha impedito di aprire subito la negoziazione per il Ccnl 2025-2027 e, quindi, di poter cominciare a destinare al comparto quei fondi già stanziati nell’ultima legge di Bilancio.
L’intera vicenda, insomma, assume i contorni di un grande spreco, soprattutto perché il testo dell’intesa non prevedeva solo aspetti retributivi, bensì pure normativi e legati alla disciplina del rapporto di lavoro, tutti a loro volta con benefici indiretti sul fronte economico.

Basti dire che gli infermieri e in generale il personale sanitario hanno perso l’occasione di poter godere del patrocinio legale gratuito contro le aggressioni, oltre che dell’eventuale supporto psicologico richiesto. Sarebbe stata una novità assoluta di cui c’è davvero bisogno, visto il fenomeno crescente delle violenze. Con tanto di ricadute, naturalmente, sul portafoglio dei dipendenti della sanità pubblica. E che dire delle prestazioni aggiuntive a 50 euro che avrebbe consentito di uniformare al rialzo anche quelle pagate di meno? Pure questo sarebbe stato un piccolo passo avanti, una soglia minima garantita.Come del resto il riconoscimento dello straordinario per gli incarichi fino a 5mila euro o del part time compatibile con gli incarichi professionali, sempre fino alla soglia di 5mila euro. Un bel salto, non c’è dubbio, rispetto al tetto attuale di 3mila euro.

Ma le conquiste faticosamente raggiunte al tavolo e poi sfumate non finiscono qui: oltre a quelle sul fronte dell’age management per over 60 (riduzione del numero e della durata dei turni, esenzione da quelli notturni e dalla pronta disponibilità, tutoraggio ai giovani durante l’orario di servizio, accesso facilitato a part time e lavoro agile), bisogna ricordare la disciplina sperimentale delle ferie fruibili a ore, inclusa – altra new entry assoluta – la possibilità di cederle per assistere parenti di primo grado (ferie solidali). E non solo per i figli minori, come accade al momento.

Se poi guardiamo a specifiche categorie, come il personale di pronto soccorso e le ostetriche, il danno è ancora più grave. Entrambe le figure professionali hanno visto svanire un aumento mensile lordo a regime di 150 euro, a cui sarebbero stati aggiunti – per il personale del pronto soccorso – altri 175 milioni da distribuire con accordi regionali e arretrati da giugno 2023. Risultato? In pratica, l’indennità di pronto soccorso rimane ferma ai valori fissati nel 2022. Il quantum dell’indennità di tutela del malato per le ostetriche, invece, resta quello stabilito nella legge di Bilancio 2021, con buona pace per la tanto attesa equiparazione all’indennità di specificità infermieristica.

Sempre in tema di indennità, infine, all’elenco delle occasioni mancate vanno aggiunte: la possibilità di incrementare del 50% in sede di contrattazione aziendale quella di base del personale sanitario laureato per particolari unità operative e la priorità data all’aumento dell’indennità notturna grazie alle risorse previste dallo 0,22% del monte salari.

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Infermieri: quanto guadagnano davvero e chi ha fatto saltare gli aumenti.

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Storia di Milena Gabanelli e Simona Ravizza.
 

Abbiamo deciso di fare i conti in tasca agli infermieri e ai medici perché la carenza di queste figure professionali, che sta mettendo sempre più a rischio la tenuta del Sistema sanitario nazionale, è legata al problema degli stipendi troppo bassi.

Solo dentro agli ospedali pubblici oggi in Italia mancano 60 mila infermieri, e sarà difficili trovarli. I motivi sono almeno tre. 

Il primo: gli attuali 20 mila posti del corso triennale di laurea in Infermieristica sono il doppio rispetto a 24 anni fa, ma su 100 messi a bando alla fine si laureano in 70, sia perché non tutti i posti vengono coperti durante le iscrizioni, sia perché troppi studenti lasciano tra il primo e secondo anno (fonte: Angelo Mastrillo, docente di Organizzazione delle professioni sanitarie dell’Università di Bologna).

Il secondo: a sostituire i 13 mila pensionamenti all’anno non bastano certo i 10 mila laureati del 2023 e i 12 mila del 2024. Le uscite, dunque, continuano a non essere coperte dagli ingressi, e se anche se nel prossimo triennio le cose dovessero andare meglio chissà quanti anni ci vorranno per bilanciare coprire i buchi di organico ereditati dal passato (fonte: Claudio Buongiorno Sottoriva, ricercatore del Cergas-Sda Bocconi). 

Terzo: il fenomeno delle dimissioni volontarie è inarrestabile. C’è infatti un’emorragia continua di professionisti che lasciano il Sistema sanitario nazionale, tant’è che fra il 2017 e il 2023 si contano 7.708 liberi professionisti in più, e solo nel 2023 almeno altri tremila sono scappati all’estero (fonte: Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche – Fnopi). 

La conclusione è che il Servizio sanitario nazionale è poco attrattivo perché a fronte di turni massacranti, rischio aggressioni, possibilità di carriera vicina allo zero la busta paga è misera.

Il contratto degli infermieri, come quello dei medici e più in generale della Pubblica amministrazione, prevede un rinnovo ogni tre anni. I fondi li deve stanziare il governo che di solito lo fa con le leggi di Bilancio. La firma arriva dopo una contrattazione tra i sindacati e l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, che tratta per lo Stato. Vediamo come si è arrivati fin qui e cosa si prospetta in futuro.

A partire dal luglio 2009 fino al maggio 2018 gli infermieri non vedono un euro in più in busta paga a causa del blocco dei contratti dalla Pubblica amministrazione. Uno stop introdotto nel 2010 dal governo Berlusconi per il risanamento dei conti pubblici, confermato in seguito dai premier MontiLetta Renzi, e dichiarato poi incostituzionale (qui). Il primo aumento di 81 euro lordi al mese arriva con il rinnovo del contratto 2016-2018 (qui).

La trattativa per il triennio 2019-2021 viene conclusa il 2 novembre 2022 (qui). In busta paga entreranno 163 euro lordi al mese in più, che fanno arrivare gli infermieri alla retribuzione attuale di 27.476 euro lordi all’anno (su 13 mensilità) per un neoassunto. Vuol dire che netti al mese sono 1.694 euro, che diventano 1.939 dopo 30 anni di carriera. Intanto nel 20222023 2024 si è accumulata un’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto del 17% e che pesa come un macigno su uno stipendio già di per sé basso.

E arriviamo al rinnovo del contratto 2022-2024. Dopo 7 mesi di trattative poteva essere firmato il 15 gennaio 2025, ma è saltato per un minuscolo 0,39%. Il peso delle sigle sindacali contrarie è stato maggiore di quelle a favore: 47,05% contro 46,66%. Hanno detto no la Fg Cigl (che rappresenta il 21,60% dei lavoratori), la Uil Fpl (19,02%) e il Nursing up (6,43%); contro il sì di Cisl Fp (23,72%), Fials (12,13%) e Nursind (10,81%) (qui).

Che cosa c’è sul tavolo economicamente lo ricostruiamo incrociando le tabelle messe a disposizione di Dataroom dall’Aran e dal Nursind, il più importante sindacato degli infermieri, poiché gli altri rappresentano complessivamente i lavoratori del comparto Sanità. In totale le risorse in gioco ammontano a 1 miliardo e 784 milioni

La Legge di bilancio 2024 (comma 27) ci mette 1,5 miliardi per aumentare lo stipendio-base di 135 euro lordi al mese (su 13 mensilità) e 7,3 euro di indennità infermieristica. La Legge di bilancio 2025 mette 35 milioni per aumentare l’indennità di altri 6,5 euro mensili (comma 352), più 31 euro al mese da altre piccole voci. Tirando le somme: un aumento di 180 euro lordi in più al mese, ossia 2.340 euro lordi all’anno.C’è poi un trattamento aggiuntivo per gli infermieri del Pronto Soccorso. Considerata la difficoltà di trovare professionisti disposti a lavorare in questi reparti, la Legge di bilancio 2023 (comma 526) mette un’indennità specifica di 140 milioni, e altri 35 la Legge di bilancio 2025 (comma 323). Queste somme tradotte nella busta paga prevedono 353 euro lordi al mese in più dal 1° giugno 2023, a cui se ne aggiungono 81 dal 1° gennaio 2024, e 108 dal 1° gennaio 2025. In sintesi: dal 1° gennaio 2025 per un infermiere di Pronto soccorso l’aumento complessivo arriva a 542 euro lordi al mese. Se i soldi a disposizione vengono divisi tra una platea più ampia, che tiene conto anche dei tecnici e degli amministrativi, queste cifre si riducono per tutti a 477 euro lordi al mese (-12%). Sul tavolo anche la detassazione del 5% per gli straordinari, che si traduce in un risparmio di 4,80 euro di tasse sui 17,62 presi per un’ora di straordinario diurno.

Cosa comporta la mancata firma del rinnovo contrattuale 2022-2024? Che i soldi a disposizione non vengono portati a casa adesso. E in più non può partire la contrattazione per il rinnovo 2025-2027 per cui la Legge di bilancio 2025 ha già stanziato 1 miliardo e 904 milioni. Nel dettaglio: 1 miliardo e 484 milioni per lo stipendio-base (comma 128), ossia 150 euro lordi al mese dal 2027; a cui vanno ad aggiungersi 250 milioni per l’indennità di specificità infermieristica (comma 352) di 53 euro mensili lordi; e 35 milioni per l’indennità di Pronto soccorso (comma 323), cioè altri 60 euro lordi mensili a decorrere dal 2026. In totale per un infermiere si tratta di 203 euro lordi mensili in più, e 263 per chi lavora in Pronto Soccorso.

Asl Sulcis inglesiente, NurSind denuncia: turni massacranti: personale al minimo storico

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“L’organico è al minimo storico, i turni massacranti: la cinghia è stata tirata fino all’ultimo foro disponibile e oltre”. A dichiararlo è Marco Zurru, dirigente sindacale NurSind Sulcis Inglesiente e RSU Asl. 

La denuncia dell’esponente del sindacato delle professioni infermieristiche è chiara: “La carenza del personale nella Asl Sulcis  è tale che la vita lavorativa e personale degli infermieri è ormai divenuta insostenibile. 
Con la mancata sostituzione dei professionisti andati in pensione siamo arrivati al limite: turni massacranti con un gravissimo danno lavorativo e umano. Le nuove assunzioni vengono concesse con il contagocce e il personale in servizio è messo costantemente sotto pressione”. >>> continua a leggere su infermieristica mente

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Contratto infermieri, salta aumento 172 euro: CGIL-UIL e Nursing Up non firmano.

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L’aumento medio di 172euro per gli infermieri, con le trattative sul contratto durate per mesi, è saltato definitivamente: il rinnovo che interessava 580mila dipendenti del Servizio Sanitario Nazionali – e che comprendeva, oltre agli infermieri ospedalieri, anche i tecnici e il personale non medico – si è “frantumato” in extremis con la divisione netta tra i sindacati presenti al tavolo decisivo. Favorevoli all’accordo e alla firma finale presso l’Aran si sono esposti CISL, Nursind e Fials, mentre non hanno accettato per nulla CGIL, UIL e Nursing Up.

Nursind dichiara lo stato di agitazione all’Aou di Cagliari.

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Nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari si vive in una sorta di anarchia, di “caos organizzato” che sta degenerando a causa del fatto che la dirigenza aziendale latita da mesi e non dà nessuna risposta ai problemi dei lavoratori”.

Il sindacato delle professioni infermieristiche NurSind precisa che da tempo c’è stata la sospensione unilaterale delle relazioni sindacali oggetto di contrattazione e confronto, una totale assenza di risposte a tutte le istanze  presentate, la gravissima e più volte denunciata mancanza di dotazione organica, che ha portato a un rapporto infermiere paziente troppo alto (1:15 se non oltre) perché fosse garantita la sicurezza dei degenti.

Inoltre, a cascata, questa situazione ha generato problemi nel recupero ore, nella fruizione delle ferie accumulate per implicito diniego del datore di lavoro e la mancata erogazione saldo produttività 2023, per verosimili problemi di approvazione del bilancio consuntivo.

“L’elenco dei disordini è lungo, il caos regna sovrano, l’Azienda latita – ha proseguito Luca Casula – e come se non bastasse si può arrivare a ritroso fino al 2021 con il mancato pagamento del bonus Covid 2021. Insomma, “gli angeli della pandemia” tanto lodati sono e continuano a essere beffati e inascoltati”.

“Nell’era della comunicazione, l’azienda non  comunica se non con se stessa e cioè il nulla o meglio è tutta apparenza. La situazione è vergognosa – ha aggiunto Vitalia Secci, segretaria amministrativa del sindacato – in quanto l’AOUCA  il premio di primato  nel metaverso, ma è inesistente per i pazienti e i lavoratori . Questa sarebbe un’azienda che dovrebbe produrre salute , considerando che i Dirigenti sono pagati profumatamente per garantire al massimo la qualità, invece questa Dirigenza  garantisce il nulla assoluto”.

Al lungo elenco dei problemi si aggiunge la mancata pubblicazione e selezione per incarichi di funzione e coordinamento.

 “Siamo in attesa da tre anni – ha precisato Casula- della selezione degli incarichi di coordinamento prevista dal contratto con quasi tutte le strutture ormai scoperte da anni. Dunque questo lavoro viene svolto da  coordinatori facenti funzione, ovvero incaricati informalmente dai vari direttori di struttura, e che la direzione generale non ha mai riconosciuto né formalmente incaricato, neanche nelle more della selezione, e quindi totalmente a titolo gratuito e probabilmente scoperti da ogni tutela. Ruoli essenziali con responsabilità economiche e organizzative indispensabili per il funzionamento di una complessa azienda ospedaliera vengono dunque  svolti nella totale illegittimità, in barba al contratto nazionale”

“La Direzione Generale si è mai chiesta chi nella realtà coordini il personale nelle unità operative – hanno concluso Casula e Secci- chi esegua gli ordini di materiale e farmaci movimentando centinaia di migliaia di euro, chi gestisca le giacenze di materiali e farmaci, chi organizzi i turni del personale che permettono alle strutture di erogare servizi h 24 e 7 giorni su 7, chi gestisca il flusso delle varie istanze relative a congedi e ancora chi decida i contingenti minimi in caso di sciopero e chi organizzi la partecipazione agli eventi formativi aziendali?

 A queste domande non c’è mai stata risposta, hanno sottolineato dal NurSind che, ora in stato di agitazione, chiede risposte urgenti e immediate alla dirigenza AOU.

Radio Kalritana – Intervista a Mauro Pintore e Valentina Bello, dirigenti Nursind.

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