Il coraggioso «libro bianco» di Nursind parla per tutti gli infermieri
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Il più piccolo ‚il più giovane, il più indipendente dei sindacati degli infermieri italiani , il Nursind, ha reso pubblico un «libro bianco» per denunciare la non trasparenza del proprio organo di rappresentanza professionale, l’Ipasvi, vale a dire la federazione nazionale di tutti i collegi infermieristici d’Italia (420.000 infermieri).
Una denuncia che pur riguardando l’opacità finanziaria dell’ente, non annovererei tra le solite cronache sull’immoralità del sistema istituzionale pubblico di questo paese, anche se l’Ipasvi è un ente pubblico finanziato con le tasse degli infermieri, ma che ha tutto il significato di una battaglia politica riformatrice. Nursind, con il suo «libro bianco», ci dice che i gravissimi problemi della categoria non si possono risolvere se non a partire dalle qualità della sua rappresentanza: il progetto strategico non può essere separato dalla moralità della propria rappresentanza. Se questa non è affidabile, nessuna battaglia per quanto qualificata sarà credibile.
Molti sono gli infermieri, che si ritroveranno nel «libro bianco», sono tutti coloro che si sentono traditi nelle loro prospettive professionali e svenduti a regioni e aziende che li usano per qualsiasi cosa come forza lavoro a basso costo. Il «libro bianco», con i suoi numeri, ci dice che la rappresentanza massima degli infermieri è opaca, rifiuta la trasparenza, non dà conto della destinazione delle risorse di cui dispone, ne abusa in diversi modi per alimentare poteri personali.
In poche parole, sembra dirci che un «ente pubblico non economico» è diventato probabilmente un «ente privato economico». La sua presidente non ha mai voluto chiarire il suo reddito reale, è pensionata, ha contratti di collaborazione con la Asl di Bologna, è socia di una società assicurativa che assicura gli infermieri, ma è soprattutto senatrice del Pd.
Il governo Renzi sino ad ora ha preferito ignorare questo stato di cose. Noi stessi su questo giornale, abbiamo a più riprese sollecitato un suo intervento di moralizzazione… (vedi il manifesto del 22, il botta e risposta con la senatrice Silvestri il 25 luglio e gli articoli del 29 luglio ) ma fino ad ora niente. Dal “grande” riformatore la più totale indifferenza… come se vi fosse una doppia morale, il presidente del consiglio che cambia la Costituzione e il segretario del Pd che non cambia ciò che è marcio forse perché funzionale agli interessi di consorteria del suo partito.
Questo «libro bianco», quale atto politico di cambiamento, nasce sulla scia di una battaglia a viso aperto, leale, promossa da un 5 % di infermieri che ha deciso di disobbedire, ferito da penosi episodi persecutori nei confronti di chi ha osato tra di loro, chiedere trasparenza, colpito financo nella sua libertà di espressione subendo attacchi di tutti i tipi a «infermieristicamente», la loro voce sul web.
asce anche con una categoria intimorita, ridotta al silenzio di fatto da una rete di interessi che dimostra come l’Ipasvi assomigli a una «cupola» che controlla posti di lavoro, università, concorsi, progressioni di carriera. Nasce infine in un momento dove la sanità è smarrita, muta, fiaccata nella volontà di combattere, esclusa da ogni decisione importante, in balia dei patti improbabili tra governo e regioni.
In tale contesto il «libro bianco» di Nursind , si legge come un atto quanto meno controcorrente, coraggioso, determinato…ma anche stupendamente disperato, come quelle cose che nel momento della massima difficoltà tirano fuori insospettate capacità.
Se i colori denotassero davvero delle virtù morali, il libro sull’Ipasvi non dovrebbe essere bianco ma nero, per rappresentare l’opacità che nasconde, o il verde marcio o il giallo pus, per riferire della degradazione. Il «bianco», in questa denuncia, sembra in realtà significare il colore di una nuova pagina sindacale su cui scrivere una nuova politica, offerta a tutti gli infermieri d’Italia in un momento davvero particolare.
Il «libro bianco» esce mentre in senato si sta discutendo un ddl nel quale, tra le varie cose, è previsto un finto riordino degli ordini e dei collegi, del tutto funzionale agli interessi personali dei presidenti in carica , ma esce anche alla vigilia delle elezioni per rinnovare il quadro dirigente dei collegi.
Relativamente a tale appuntamento, auspico che la conservazione e gli egoismi di posizione, che sono dietro la denuncia del «libro bianco», siano sconfitti o quanto meno ridimensionati; auspico che il cambiamento abbia le fattezze della libertà di pensiero, dell’autodeterminazione e della rappresentanza democratica, auspico che le elezioni dei nuovi collegi, siano corrette come non sono mai state sino ad ora… ma auspico anche che il messaggio di fondo del «libro bianco» sia raccolto da coloro che sino a ora sono restati a guardare alla finestra, cioè i sindacati confederali, le associazioni di categoria, tutto il quadro dei dirigenti e dei docenti universitari.
A questo 5%, il mio rispetto e la mia solidarietà.
Ivan Cavicchi,
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