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Una lettera dai toni disperati quella inviata alla direzione generale dell’Aou Cagliari da parte del componente rsu NurSind Christian Cugusi, disperati perché in essa si legge tutto lo scoramento di chi non ha paura a segnalare tutte le criticità delle strutture ma non vede al contempo nessun segno di miglioramento, nessuno sforzo verso le soluzioni ed anzi si rammarica di come la situazione stia anzi peggiorando di giorno in giorno di ora in ora.
I temi sono sempre gli stessi, la mancanza di personale che sfiora rapporti paziente infermiere di indicibile pericolosità quale 1/16 e raggiunge soglie inconcepibili in uno stato moderno di 1/50 per operatore socio sanitario. Il demansionamento conseguente non è più un fatto occasionale, qualcosa che in qualche modo si cerca di aggirare ricorrendo alla buona volontà ma diventa così elemento strutturale di una politica aziendale che usa i professionisti in modo improprio decretando il fallimento di qualsiasi buona pratica oltre che esporre l’ente a condanne che nel resto d’Italia stanno rendendo un po’ di giustizia agli infermieri e ai pazienti. E per buona volontà non si può certo intendere l’uso spropositato dell’istituto della reperibilità che da occasionale, diventa elemento di programmazione di turni che non possono essere coperti altrimenti, trasformandosi nella prova provata di carenze organiche croniche.
Sono solo alcune delle tematiche affrontate nell’ennesima denuncia che in questo caso identifica precise responsabilità in capo alla direzione generale e alla dirigenza infermieristica.
“Le sensazioni riscontrate dagli operatori sanitari in questo contesto di abbandono, sono devastanti; senso di inutilità, frustrazione, e sensazione di colpevolezza pervadono il loro animo, quando, nello smontare pensano al paziente lasciato a macerare nelle proprie feci e nelle proprie urine, per ore e ore, al paziente al quale non è stato somministrato il pasto, perché gli OSS e gli infermieri erano impegnati in attività prioritarie, o al paziente che per troppo tempo ha chiamato con il campanello l’operatore senza risposta”.
Un pensiero di sconforto drammatico che non impedisce comunque di ribadire che “gli operatori sanitari il proprio dovere continueranno sicuramente a farlo, talvolta si imporranno dei ritmi insostenibili, si spingeranno oltre le proprie possibilità, come hanno sempre fatto d’altronde, ma sentono che il sistema è al collasso, che ormai i margini di intervento si assottigliano giorno dopo giorno, e per questo essi non vogliono e non devono sentirsi responsabili di una situazione che hanno contrastato con tutti i mezzi”.
L’appello finale è perché “venga ascoltata e presa in considerazione la voce degli operatori sanitari che giorno per giorno si destreggiano tra le imani difficoltà ,ma certi e ben consapevoli di poter dare un importante contributo all’azienda e un importante servizio all’utenza, se messi nelle condizioni di operare adeguatamente con a disposizione gli strumenti e le risorse adeguate”.
Andrea Tirotto