NurSind: “26 persone blindate da sabato in Cardiologia all’AOU Sassari per COVID-19”
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Sono ore di tensione quelle che da ieri sera si stanno vivendo nell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari.
Un anziano paziente trasferito ieri in malattie infettive è purtroppo deceduto oggi portando a due il conto dei morti in Sardegna dall’inizio della crisi. L’altro paziente, è il giovane imprenditore isolato a Cagliari come primo caso che purtroppo, nonostante la sua giovane età (42) e settimane di lotta, non ce l’ha fatta.
L’anziano era invece ricoverato da una ventina di giorni nel reparto di cardiologia dell’Aou Sassari e da circa una settimana aveva sviluppato complicanze respiratorie resistenti alle terapie. La causa si è poi scoperta essere la positività al Covid-19 che nonostante il trasferimento in rianimazione prima e in malattie infettive poi, non ha dato scampo.
La notizia del tampone positivo ha immediatamente messo in moto tutte le procedure del caso al fine di isolare il reparto con i suoi operatori, ricostruire movimenti e contatti del personale infermieristico, con particolare attenzione a quello medico che in azienda è molto attivo con l’opera di visita e consulenza cardiologica ovviamente.
Tutti gli operatori e i ricoverati presenti al momento della notizia in reparto sono stati sottoposti al tampone risultando positivi. Attualmente il numero conterebbe 26.
Sulla base dell’esperienza in essere dei nosocomi che hanno già vissuto la stessa situazione, la direzione non ha potuto far altro che sigillare il reparto con gli operatori e i pazienti presenti all’interno e dichiararlo Covid+. Il personale rimasto fuori ha cominciato quindi ad essere contattato per essere informato della situazione ed eseguire i primi tamponi di rito ma qualcosa deve essere andato storto nelle comunicazioni. Nel piazzale del pronto soccorso si è infatti via via ingrossato un capannello di persone tra operatori e persone venute a contatto nei giorni scorsi col paziente che reclamavano l’immediatezza del controllo per tutti; il laboratorio ha però una capacità operativa che può soddisfare un tot di richieste ma in un tempo ben più ampio dell’immediatezza. Nonostante tutti indossassero le mascherine, l’assembramento ha creato qualche momento di ulteriore preoccupazione per via delle distanze minime che si sono pericolosamente ridotte nel momento in cui si prestava attenzione alle comunicazioni. “Tutti saranno sottoposti al controllo e nelle prossime ore dovremmo essere in grado di potenziare la capacità di analisi di più tamponi contemporaneamente” avrebbero riferito fonti aziendali.
Mentre la tensione di alcuni non si è ancora sciolta per non essere riusciti a sottoporsi subito al controllo e si amplifica tra tutti gli operatori per via degli ulteriori contatti potenzialmente avvenuti, i reparti di cardiochirurgia e rianimazione hanno subìto una importante opera di sanificazione e il personale attende ora di sapere come si intenda procedere.
La situazione imporrà ora una ridefinizione della strategia perchè la direzione aveva investito molto in questi giorni per tentare di difendere il presidio SS Annunziata e preservarlo a struttura Covid free; le attenzioni si erano via via innalzate arrivando al totale divieto di accesso, passando dal potenziamento del pre triage.
Il nemico era invece già dentro le mura e solo le indagini epidemiologiche riusciranno forse a far luce su come vi sia entrato.
Fausta Pilleri, segretaria territoriale del NurSind afferma: “La situazione nel reparto sta diventando insostenibile, le persone risultate positive al Covid- 19, ma asintomatiche, chiedono di essere mandate a casa, osservare la quarantena e ricevere le cure a distanza. Come rappresentante sindacale devo anche aggiungere e denunciare che avevo già scritto, per informarli, ai Dirigenti aziendali – tre settimane fa – del fatto che si sarebbe potuti arrivare a situazioni del genere qualora non ci si fosse attivati per sopportare la slavina che, infine, ci ha travolti. Ho scritto con preoccupazione per i colleghi e per le famiglie degli operatori sanitari e dei pazienti. A oggi è stato fatto poco e male. Oltre alla situazione descritta del reparto di cardiologia posso aggiungere le disfunzioni che si stanno creando anche nel pre-triage: la madre di tutti i problemi resta sempre la carenza di personale, che in più viene mandato in trincea senza neppure i dispositivi di protezione individuale consoni all’emergenza. E’ necessario un intervento immediato da parte dei vertici per colmare la carenza di personale e Soprattutto che i lavoratori vengano tutelati e dotati dei dispositivi di sicurezza che garantiscano la massima tutela e non la minima. All’interno dei blocchi operatori servono mascherine, tute, calzari impermeabili, mantelline e occhiali a ventosa. Siamo la categoria in prima linea e quella che sta subendo più contagi e paga lo scotto più grande di questa pandemia. Ci sentiamo disarmati e avviliti, chiediamo davvero un tempestivo intervento per uscire da questa situazione e garantire la salute pubblica.”