ELEZIONI RSU 2022 – NURSIND CAGLIARI
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28/01/2022
Cagliari – Infermieri, Oss e il resto del comparto sanità della Sardegna ha manifestato questa mattina a Cagliari, con uno sciopero generale di 24 ore, promosso dal Sindacato del NurSind.
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“Le Medicine del blocco C e blocco M sono sovraffollate: ci sono ricoverati non solo nei corridoi, ma è anche statoautorizzato il posizionamento del terzo letto nelle stanze di degenza già di dimensioni ridotte, esponendo così i pazienti vulnerabili -per le loro precarie condizioni di salute ed età spesso avanzata – a seri rischi a causa della mancata applicazione delle misure di prevenzione e contenimento alla diffusione del COVID -19. Abbiamo inoltre ritenuto opportuno – ha detto Christian Cugusi, dirigente sindacale del NurSind –segnalare che all’aumento del numero di degenti in queste unità operative, con il contestuale sovraffollamento del reparto e delle camere di degenza – oltre la normale capienza prevista dai criteri di accreditamento- non è ovviamente corrisposto il mantenimento del livello assistenziale, sia in termini di operatori sanitari infermieri e OSS impiegati, che di qualità di servizio fornito”.
“Si tratta di barelle, ovvero letti sprovvisti di campanello di chiamata, erogatore di ossigeno e aspiratore e di stanza dei servizi igienici. Così – ha proseguito Cugusi – per l’operatore diventa particolarmente complesso fornire interventi di emergenza per mancanza di spazi, che non sono sufficienti per il transito del carrello delle emergenze e per le manovre rianimatorie che, in generale, potrebbero doversi rendere necessarie”.
In queste condizioni assistenziali il NurSind sottolinea anche l’inosservanza, a discapito dei pazienti del diritto alla privacy, e il grave pericolo che correrebbero in caso di evacuazione a seguito di eventi calamitosi, per il sovraffollamento che si è creato e la relativa mancanza di spazi.
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di
La Redazione infermieristica mente
Pubblicato il: 08/01/2022
La misura è colma e la decisione era inevitabile, il 28 Gennaio sarà sciopero nazionale del comparto sanità.
NurSind, lo aveva annunciato da tempo; i tempi lunghi di chiusura del nuovo contratto collettivo nazionale ed il mancato inserimento dell’emendamento alla Legge di Bilancio 2022, che avrebbe dovuto svincolare l’erogazione dell’indennità specifica infermieristica dal rinnovo contrattuale, avevano portato il sindacato a dichiarare lo stato di agitazione, primo passo verso lo sciopero nazionale.
Dichiara Andrea Bottega, segretario nazionale NurSind: “Gli infermieri ancora una volta portano il peso e pagano le conseguenze del disastro organizzativo che si sta delineando, complice l’impennata dei contagi e una buona dose di mancate decisioni. Queste alcune delle ragioni per cui la categoria che rappresento è in stato d’agitazione da novembre scorso e sciopererà in questo mese. Un grido di dolore che non possiamo non far sentire, a maggior ragione dopo che l’esecutivo ha ignorato completamente le nostre istanze in legge di Bilancio”.
La mancata erogazione dell’indennità infermieristica, non è dunque il solo motivo, per cui gli infermieri sciopereranno il 28 gennaio.
La quarta ondata Covid ancora una volta ha travolto in pieno la gli operatori sanitari: infermieri che da ormai due anni incessantemente, con scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro, carenze di personale, si sacrificano per salvare le vite dei nostri concittadini e, attraverso il loro lavoro, sostengono la ripresa economica del Paese e favoriscono la difesa delle libertà, senza nessun riconoscimento economico.
Continua Bottega: “Gli stipendi degli infermieri sono tra i più bassi d’Europa. Molti che già la esercitano si licenziano, stanchi di sacrifici e rischi senza ottenere mai nulla in cambio. Gli infermieri sono professionisti e non missionari volontari. I loro sono obblighi contrattuali, ma devono essere adeguatamente compensati con giusti stipendi e dignitose condizioni di impiego – e conclude – Gli infermieri, che il Covid non l’hanno visto in tv, ma lo hanno affrontato a stretto contatto con le migliaia di persone che non ce l’hanno fatta, chiedevano un segnale concreto di vicinanza da parte delle istituzioni. Non l’hanno avuto, non ci rimane che manifestare il nostro dissenso con lo sciopero di tutto il comparto sanità”.
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Fabrizio Anedda, coordinatore regionale del sindacato NurSind: “La categoria è allo stremo, ed è stata sottoposta negli anni a tagli di risorse di ogni genere”
“Dopo la manifestazione di fine maggio a Cagliari, da parte di tutte le rappresentanze regionali del NurSind, finalmente qualche forza politica ha deciso di portare il caso dei professionisti della sanità, infermieri e Oss, in Consiglio Regionale – ha detto Fabrizio Anedda, coordinatore regionale del sindacato NurSind – sulla necessità di implementazione del personale e sul riconoscimento salariale per tutti gli operatori che sono stati coinvolti nell’emergenza pandemica. La categoria è allo stremo, ed è stata sottoposta negli anni a tagli di risorse di ogni genere. Siamo contenti che finalmente una delle forze politiche del Consiglio Regionale, ovvero il gruppo del PD, abbia portato in aula la discussione sul tema”.
Interrogazione del gruppo dei consiglieri regionali del PD. “Si legge infatti – ha proseguito Anedda – nella interrogazione consiliare rivolta al Presidente della regione e all’assessore della Sanità, ciò che il nostro sindacato, e non solo, ha sempre chiesto: ovvero di attivare con urgenza interventi per il potenziamento del personale con soluzioni strutturali e con l’inserimento di operatori sanitari, infermieri, Oss e medici specialistici, a tempo indeterminato a partire dall’utilizzo delle graduatorie in vigore e di procedere per la stabilizzazione del personale precario, l’integrazione dei dipendenti che hanno cessato l’attività per raggiunti limiti di età o comunque collocati in pensionamento, la mobilità del personale, la stabilità sulla dotazione dei DPI, la necessità di incentivare la vaccinazione degli operatori”.
Nell’interrogazione si legge anche che “permangano le criticità legate alla mancata istituzione di mense per il personale sanitario, né venga riconosciuto il diritto ai buoni pasto”.
Detto ciò “si riscontra, da parte della Regione Sardegna – scrive il gruppo del PD – il mancato riconoscimento non solo morale ma economico che tutela anche la dignità professionale dei lavoratori. E si ritiene dunque necessario e urgente valorizzare lo straordinario impegno degli operatori sanitari, avendo presente che rappresentano il pilastro fondamentale del sistema sanitario. Si interrogano per questo motivo il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per conoscere: se siano stati valutati e disposti i provvedimenti per il soddisfacimento dei bisogni del comparto; se ritengano ragionevole concordare con il Ministero un aumento dei posti nei corsi di laurea in scienze infermieristiche attivati negli atenei dell’isola, e siano state individuate e a quanto ammontino le risorse previste dalle varie misure governative e quelle regionali, necessarie ad assegnare un riconoscimento economico agli operatori sanitari coinvolti a vario titolo nell’emergenza epidemiologica da Covid-19; se non ritengano necessario attivare le procedure per retribuire i festivi infrasettimanali, secondo quanto previsto dall’articolo 29, comma 6, del CCNL 2016/2018 relativo al personale del comparto sanità; se non si reputi che la contrattazione decentrata nelle aziende sanitarie debba tenere in debito conto delle somme di previste nel summenzionato accordo integrativo”.
Ma non solo: il NurSind ha ripetutamente denunciato come “nonostante ripetute richieste, segnalazioni e pre-intese, la maggior parte delle UO aziendali che hanno svolto e svolgono attività di cura contro il Covid-19, non sono state individuate come UO di terapia infettiva e/o sub intensiva meritevoli del relativo incentivo previsto dai CCNL. Malgrado questo nessun lavoratore ha mai creato disagio, promuovendo scioperi, in una situazione sanitaria delicatissima.
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Degrado sanitario per Sarcidano, Barbagia di Seulo e Trexenta
A Isili si può stare male, ma la notte no. Perché il Pronto Soccorso, riferimento del distretto sanitario del Sarcidano, Barbagia di Seulo e Trexenta, garantisce solo due turni su tre: manca il turno notturno (dalle 20 alle 8 della mattina successiva) e dunque la relativa presa in carico per i codici critici che dovessero presentarsi in quella fascia oraria, che saranno così ricevuti, non più dal Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero del San Giuseppe, ma dalla Guardia Medica”. E’ quanto afferma NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che ha scritto una lettera al Ministro e alla Procura.
La situazione del Pronto Soccorso di Isili è arrivata così sul tavolo del Ministro della Salute e all’attenzione della Procura della Repubblica, tramite una missiva inviata dal legale del NurSind. “Da tempo – si legge nella lettera – il Servizio di Pronto Soccorso è garantito solo dalla buona volontà dei tre medici presenti, due strutturati e uno convenzionato, supportati da un paio di medici del 118. La pesante carenza di medici nel Pronto Soccorso di Isili è tale da mettere a rischio l’assistenza in emergenza-urgenza e la continuità dello stesso servizio. La situazione, già critica, si è aggravata in queste ultime settimane estive, perché stanno turnando solo 3 medici, quando invece ne servirebbero almeno 5. I medici in servizio presso il Pronto Soccorso sono talmente pochi, che nonostante stiano facendo l’impossibile, non riescono più a coprire i turni notturni, necessari a garantire l’apertura h 24 del Servizio. Di fronte alla grave disfunzione del Pronto Soccorso isilese, per via della mancanza di personale medico, l’ATS -ASSL Cagliari ha pensato di sopperire alla riduzione del Servizio, attivando “l’ambulatorio di codici minori” e, affidandone la gestione ai medici di Continuità Assistenziale, comunemente conosciuti come Guardie Mediche”.
Le criticità e l’assenza di indicazioni al personale infermieristico. “Nella procedura operativa descritta (nella coms prot. 134/2021 del 16.07.2021) non viene indicato in alcun modo cosa dovrebbero fare gli infermieri del Pronto Soccorso, laddove nei turni notturni si presentassero utenti con necessità di assistenza tempestiva, classificati in codice giallo o rosso, data – come già detto- l’assenza del medico. La procedura, infatti, non definisce il percorso da seguire in caso di accoglienza di pazienti critici che richiedono un accesso immediato alle cure o, comunque, prestazioni non differibili e che, quindi, non dovrebbero essere inviati al medico di continuità assistenziale. Una grave lacuna che sta causando preoccupazioni al personale infermieristico, che si trova in grossa difficoltà a gestire l’assistenza in emergenza-urgenza in una situazione del tutto anomala”.
Alle parole scritte nella lettera dal legale, aggiunge e precisa Fabrizio Anedda, coordinatore regionale del sindacato delle professioni infermieristiche NurSind, che: “gli infermieri del Pronto Soccorso sono di fatto lasciati soli e mandati allo sbaraglio a gestire -è bene ripeterlo, senza la presenza del medico- i casi più critici che si dovessero presentare, senza avere istruzioni chiare sul corretto percorso da seguire. Con la riduzione del Servizio di Pronto Soccorso e, la realizzazione dell’ambulatorio dei codici minori è stato creato un vero guazzabuglio che sta creando gravi criticità al personale infermieristico”.
“Un intero territorio senza assistenza sanitaria. Con il depotenziamento del Servizio di Pronto Soccorso del San Giuseppe, si hanno pesanti ripercussioni sui cittadini non solo di Isili ma di tutto il comprensorio e, quindi, degli abitanti dei circa 30 Comuni del Distretto sanitario del Sarcidano-Barbagia di Seulo e Trexenta. L’assenza di un Pronto Soccorso h 24 crea seri disagi all’utenza di un territorio, caratterizzato tra le altre cose da una viabilità tortuosa e precaria. Tant’è che la cittadinanza e le istituzioni locali – ha concluso Anedda – si sono subito mobilitate per protestare contro la riduzione del servizio e la lesione del pieno diritto alla salute. Ma, a oggi, gli appelli e le proteste non hanno sortito alcun effetto concreto. Per questo motivo abbiamo chiesto alle autorità competenti, locali e nazionali, di intervenire con la massima urgenza e tempestività, per disporre, nell’ambito dei poteri di ispezione e controllo, una opportuna indagine per verificare l’attuale situazione del Pronto Soccorso di Isili e, se siano o meno rispettate le vigenti normative in materia sanitaria e, in particolare, quelle che regolano l’attività del Pronto Soccorso e il corretto esercizio delle professioni sanitarie. Ma ancora e soprattutto, per adottare ogni ulteriore iniziativa volta a riportare il Servizio di Pronto Soccorso alla sua piena funzionalità”.
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I turni notturni e festivi? Non son più pagati lo stesso tanto di prima, e allora il personale sanitario del più grande ospedale sardo protesta: “Ci stanno mettendo le mani in tasca, è inaccettabile: vogliono sospendere i pagamenti extra notturni, questo è sbeffeggiarci”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE.
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«Gli incentivi Covid promessi agli infermieri, agli OSS, e a tutto il personale sanitario, sono stati elargiti agli amministrativi. Questa è l’ennesima beffa ai danni degli operatori sanitari: il personale appartenente ai ruoli tecnico e amministrativo infatti, nulla ha a che fare con la gestione e l’assistenza ai pazienti affetti da Covid». La denuncia arriva dai dirigenti sindacali del NurSind dell’AOU di Cagliari Christian Cugusi, Valentina Bello e Luca Casula.
I sindacalisti hanno denunciato: «Lo scandalo riguarda il fatto che i fondi erano stati stanziati dalla regione Sardegna, per premiare il personale dipendente impegnato da marzo a dicembre 2020, nelle attività di contrasto all’emergenza COVID-19, mentre dalla lettura del piano elaborato dall’Azienda, emerge che oltre la doverosa inclusione dei dipendenti collocati in fascia A dalle linee di indirizzo stabilite dalla regione, sono state scavalcate le fasce intermedie dalla B alla E, andando a ricompensare direttamente il personale appartenente ai ruoli tecnico e amministrativo, di certo non impegnato in prima fila nella emergenza sanitaria».
Secondo i rappresentanti NurSind «il Commissario straordinario dell’AOU di Cagliari, Agnese Foddis, sarebbe intenzionata a proseguire la strada tracciata dell’ex Direttore generale Giorgio Sorrentino: come infatti riportato nella nota trasmessa alle organizzazioni sindacali il 16 giugno, il commissario intende dare attuazione al piano di remunerazione degli incentivi Covid elaborato da Sorrentino, e trasmesso alla Regione Sardegna a dicembre 2020, senza che le sigle sindacali ne fossero a conoscenza».
«Durante la gestione del periodo più critico della pandemia ci siamo trovati ad allestire delle vere e proprie aree Covid – ha raccontato Cugusi – in risposta alla saturazione dei presidi covid individuati dalla regione Sardegna. Il personale impiegato, è stato mandato allo sbaraglio senza mezzi né formazione. In queste aree – prosegue Cugusi – abbiamo dovuto fare tutto da noi, e ci veniva imposto dall’Azienda di allestire delle aree Covid all’interno delle degenze, senza avere le competenze adeguate, e in locali di fortuna privi dei requisiti di sicurezza per pazienti e operatori. A oggi dunque questo sistema di premialità è assolutamente offensivo e pregiudizievole nei confronti del personale maggiormente esposto al contagio del virus, oltreché inadempiente alle direttive regionali. Tra il personale individuato per la premialità figurano: farmacia, servizio prevenzione e protezione, servizio bilancio, programmazione e controllo, servizio formazione, servizio affari generali, servizio amministrazione del personale, servizio tecnico, servizio acquisti e provveditorato. Si evince che queste categorie nulla abbiano avuto a che fare con l’esposizione diretta al COVID – 19, e nessuno di questi abbia mai indossato una tuta, e mai messo a rischio la propria pelle. Pertanto chiediamo urgentemente la soppressione del Piano di Remunerazione Aziendale trasmesso alla RAS, o presenteremo un esposto alla procura regionale della corte dei conti per accertare eventuali e presunte irregolarità nella gestione delle risorse finanziarie pubbliche».
Le organizzazioni sindacali Nursing Up, Uil, Usb, Fsi, Nursind e Cisna, con i rispettivi componenti eletti nella RSU ARNAS Brotzu, non hanno raggiunto nessuna ipotesi d’accordo sui criteri di ripartizione delle risorse per la contrattazione integrativa con l’Arnas Brotzu.
Le sigle sindacali e le corrispettive rappresentanze in Rsu sono assolutamente contrari infatti alla sospensione o riduzione del pagamento della maggiorazione delle indennità di lavoro notturno e di pronta disponibilità al fine di consentire all’Azienda di assolvere ai propri obblighi per il pagamento dei festivi infrasettimanali.
Come dichiarato dalle organizzazioni sindacali, la Direzione Generale del Brotzu sembra persistere nella volontà di ridurre lo stipendio ai lavoratori del Brotzu che lavorano h 24 con turni e pronta disponibilità.
Il Commissario Straordinario scrive di aver raggiunto nella riunione dell’8 Giugno un’ipotesi di accordo insieme ai sindacati senza però indicare con quali sindacati. I sindacati presenti erano solo CGIL, CISL, FIALS e Nursind.
La Fials Arnas Brotzu, in un comunicato firmato e inviato a tutti i lavoratori via mail aziendale, chiarisce di non aver concordato nessuna ipotesi di accordo. Anche il Nursind ha comunicato di non aver concordato nessuna ipotesi di accordo e di essere contrari alla proposta aziendale.
Il commissario ha dunque solo il benestare della Cgil e della Cisl, che rappresentano mendo del 20% della forza sindacale dell’Arnas Brotzu.
Pertanto le organizzazioni sindacali fuori dall’accordo considerano la proposta avanzata dall’Azienda Brotzu inaccettabile e offensiva per la dignità dei tanti operatori sanitari che con sacrificio e professionalità garantiscono le prestazioni sanitarie alla popolazione di tutta la Sardegna.