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Assunzioni, sicurezza, indennità: gli infermieri presentano il conto

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Ringraziamenti, proclami e promesse non bastano più, quando – con l’aumentare dei contagi – cresce tra i dipendenti del Servizio sanitario regionale l’insicurezza, “determinata dalla scarsa programmazione inerente procedure, protocolli e percorsi, i quali, quando esistenti, troppo spesso vengono elusi per carenza DPI o deficienze strutturali”.
Per ora “si resiste e si cerca con ogni mezzo di contribuire al superamento della crisi”. Ma – fa notare il NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche – “è doveroso chiedere perlomeno un tangibile riconoscimento verso i dipendenti, soprattutto verso il personale dedito all’assistenza diretta ai pazienti affetti da SARS COV 2”.

Il coordinatore regionale di NurSind Sardegna, Fabrizio Anedda, ha scritto all’assessore alla Sanità Mario Nieddu, al commissario straordinario dell’ARES Massimo Temussi e agli altri vertici regionali del settore sanitario per presentare una serie di richieste molto precise. Ecco che cosa è necessario e urgente secondo il sindacato infermieri.

Assunzione immediata di personale infermieristico con proposte che favoriscano il reclutamento per mezzo di bandi inerenti contratti appetibili, meglio ancora ovviamente con contratti a tempo indeterminato, ma di certo non con avvisi che talvolta non riportano neanche la quantificazione del tempo del contratto di assunzione, o che quando presente questo importante particolare, lo stesso risulta di durata talmente breve che spesso vengono rifiutati.
Garanzia di una corretta dotazione di DPI atti a tutelare adeguatamente i dipendenti e gli utenti, nonché chiare ed univoche indicazioni sugli screening e controlli (tamponi o test sierologici COVID 19) a cui si dovrebbero sottoporre i lavoratori esposti a rischio.
Formazione teorico-pratica costante di tutto il personale sulle procedure e protocolli operativi relativi a tutte le fasi e processi di prevenzione e protezione del personale e della salute pubblica in ogni ambito lavorativo, che perseguano l’evoluzione e l’esperienza scientifica inerente l’Infezione e la diffusione del COVID 19 a livello globale e locale.
Riconoscimento di indennità di rischio biologico, quindi l’estensione delle indennità previste per i luoghi a rischio infettivo a partire dal mese di Settembre 2020, per tutti quei professionisti che hanno prestato e tuttora prestano servizio a diretto contatto con persone contagiate da SARS COV 2, prevedendo inoltre per questo frangente di emergenza pandemica, il cumulo con le altre indennità spettanti per ogni singolo lavoratore.
Riconoscimento delle indennità di area critica e/o sub critica a tutti i colleghi infermieri che sono stati reclutati per prestare servizio nelle UU.OO. sub intensive/intensive e o che hanno dovuto prestare assistenza a pazienti critici a seguito di adeguamento/trasformazione delle UU.OO. ordinarie in UU.OO. sub intensive/intensive.
Riconoscimento di una maggiorazione della retribuzione oraria (€ 35/ora), per tutte le ore prestate in servizio oltre la normale programmazione, correlate alla necessità di affrontare l’emergenza ( già attuato in altre regioni).
Considerato che al personale addetto all’assistenza diretta ai pazienti affetti da COVID 19 necessita ulteriore tempo per indossare e dismettere correttamente i DPI rispetto alla normale tempistica prevista dal CCNL, e poiché tali procedure, a garanzia della sicurezza e dell’igiene pubblica e sicurezza del personale sanitario, comportano una successione di azioni che richiedono particolare attenzione, si chiede l’adeguamento dei tempi di vestizione e svestizione dagli attuali 19 minuti ad almeno 60 minuti per turno.
Sabato, 14 novembre 2020


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Ospedale Marino: Pazienti Covid dirottati in strutture fatiscenti. La denuncia del NurSind

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A denunciare la situazione che va avanti da giorni all’Ospedale Marino di Cagliari è Fabrizio Anedda, il segretario e legale rappresentante pro-tempore del sindacato delle professioni infermieristiche NurSind.“I pazienti Covid sono stati dirottati dal Santissima Trinità al Pronto Soccorso dell’Ospedale Marino. Tutto questo accade senza che ci sia stata nessuna logica programmazione, né tanto meno la formazione del personale. Ancora, possiamo aggiungere, l’ospedale non è minimamente strutturato per ricevere pazienti che presentano problematiche medico internistiche, e che quindi qui non trovano posti letto, camere a pressione negativa (né al Pronto Soccorso né in altri reparti) e tutto ciò che servirebbe per le loro cure. L’Ospedale Marino, inoltre, si è sempre occupato di ortopedia, ma da anni versa in pessime condizioni strutturali”.”La premessa è che la struttura ospedaliera è fatiscente, e non offre certamente il miglior servizio possibile al paziente. Non si sono fatti investimenti strutturali – ha proseguito Anedda – ed è già molto complicato seguire la parte ortopedica di competenza. In questa emergenza Covid, ci ritroviamo ora, invece, davanti a colonne di 13 ambulanze in attesa – come è accaduto nei giorni scorsi – fuori dal Pronto Soccorso. Con pazienti Covid e non Covid e senza possibilità di creare dei percorsi per separare le diverse casistiche. I pazienti restano ore e giorni in attesa di essere destinati in altri ospedali, e così si sono creati anche focolai Covid all’interno del nosocomio: moltissimo personale si è ammalato”.

Il sindacato del NurSind denuncia inoltre che, in questa emergenza sanitaria, si sente ancora di più il peso e la gravità dell’assenza di personale infermieristico e OSS, in numero adeguato, e il relativo demansionamento dei ruoli che ne consegue. “Il personale è carente, il personale è positivo, e in questo modo si blocca l’attività chirurgica e non solo – ha raccontato il rappresentante sindacale – si trattano Covid e non Covid, e ci si sposta da un parte all’altra: così le regole per il contenimento dell’infezione sono messe a serio rischio dallo stesso personale che è costretto a lavorare in questa maniera. Siamo tutti in pericolo: pazienti e professionisti”.

Vedi anche su:  geonews; youtg.net; vistanet; castedduonline

 


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ISILI – «Mai stati formati, e al San Giuseppe arrivano contagiati»

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All’ospedale San Giuseppe di Isili arrivano pazienti Covid ma non ci sono le condizioni per poterli assistere. Nel corso degli ultimi mesi il presidio è stato privato anche di anestesisti e rianimatori figure chiave per poter gestire situazioni d’emergenza come questa.
A denunciare la situazione del piccolo presidio è il Nursind, sindacato degli infermieri. In più di un’occasione, a Isili, si sarebbero ritrovati a gestire i pazienti positivi. «Alcuni sono rimasti in ospedale anche per sei giorni», riferisce Fabrizio Anedda del sindacato.
Dialisi
Difficoltà anche nel servizio di dialisi: sono diversi i pazienti positivi che non possono saltare il trattamento e vengono accolti ad Isili. Ma purtroppo il personale, benché dotato di tutti i dispositivi di protezione individuale, non è mai stato messo in condizione di partecipare a un corso di formazione per le procedure di vestizione e svestizione. «Eppure», precisa Anedda, «l’azienda ha a disposizione delle risorse pari all’1 per cento del monte salari per la formazione del personale».
Medicina
I pazienti Covid sono arrivati anche nel reparto di Medicina dell’ospedale, tenuti in isolamento ma senza nessuna attrezzatura adatta ad affrontare un’emergenza, come i ventilatori o delle telecamere.
«È necessario stabilire se siamo un ospedale Covid oppure no», aggiunge il portavoce del Nursind. Durante il primo lockdown si era parlato della possibilità che il San Giuseppe assumesse i connotati di una struttura Covid ma, secondo il sindacato, non c’è stata nessuna chiarificazione in merito. Intanto si lavora in allerta. «Sono troppe le incertezze, anche sulle procedure da seguire da parte dei lavoratori che hanno contatti con i positivi», conclude Anedda.
Sonia Gioia


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Nursind contro l’AOU di Cagliari

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Nursind denuncia:”All’AOU sospesi un infermiere e due oss per la richiesta di un tampone e un posto letto isolato”

 “L’Azienda Ospedaliera Universitaria è andata contro i dirigenti sindacali del NurSind, con severi provvedimenti disciplinari, per fatti accaduti durante la prima fase dell’epidemia da Coronavirus”.

A denunciare l’accaduto è Christian Cugusi infermiere, dirigente NurSind, che insieme ad altri due OSS, anch’essi dirigenti sindacali, all’epoca dei fatti si trovavano in servizio in Chirurgia Generale e d’Urgenza Blocco G.

“Siamo stati sanzionati con la sospensione dal lavoro e ritenzione della paga per cinque giorni – ha detto Cugusi – perché secondo la commissione disciplinare, presieduta dal dottor Ferdinando Coghe, ci siamo resi colpevoli di illeciti disciplinari”

Cugusi è stato infatti deferito per uno scontro verbale con un medico. “Avevo chiesto di essere sottoposto a tampone – ha raccontato il dirigente sindacale- e la disponibilità di un locale dove passare la notte in attesa di accertamenti, per non mettere a rischio la salute dei miei familiari, tutto questo dopo aver riscontrato un episodio dubbio nel nostro reparto.

Purtroppo l’Azienda non ha ascoltato le mie ragioni e, al pari degli altri dirigenti, sono stato sanzionato. Non entro nel merito dell’istruttoria, anche se reputo di non aver violato alcuna regola deontologica e comportamentale.

Posso solo affermare con certezza che nel quadro complessivo, la commissione disciplinare non ha certamente tenuto conto del grave clima di tensione e preoccupazione che si è creato al Policlinico durante l’epidemia. Quindi, non mi rimane altra scelta che impugnare la decisione rivolgendomi gli organi competenti.”

Cugusi poi rimarca che nel periodo marzo aprile 2020 avesse fatto, al pari dei colleghi, numerose segnalazioni sull’assenza di dispositivi di protezione individuale, di richiesta di cautele e materiali per poter affrontare l’epidemia, nonché di procedure e protocolli univoci. “Non vorrei – ha concluso – che questa continua attività abbia avuto una influenza nel procedimento

disciplinare”.

SardegnaReporter - il quotidiano della Sardegna


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Sanità, Nursind: “Infermiere e due oss sospesi ingiustamente”

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“L’Azienda Ospedaliera Universitaria è andata contro i dirigenti sindacali del NurSind, con severi provvedimenti disciplinari, per fatti accaduti durante la prima fase dell’epidemia da Coronavirus”. A denunciare l’accaduto è Christian Cugusi infermiere, dirigente NurSind, che insieme ad altri due OSS, anch’essi dirigenti sindacali, all’epoca dei fatti si trovavano in servizio in Chirurgia Generale e d’Urgenza Blocco G.

“Siamo stati sanzionati con la sospensione dal lavoro e ritenzione della paga per cinque giorni – ha detto Cugusi – perché secondo la commissione disciplinare, presieduta dal dottor Ferdinando Coghe, ci siamo resi colpevoli di illeciti disciplinari”

Cugusi è stato infatti deferito per uno scontro verbale con un medico. “Avevo chiesto di essere sottoposto a tampone – ha raccontato il dirigente sindacale- e la disponibilità di un locale dove passare la notte in attesa di accertamenti, per non mettere a rischio la salute dei miei familiari, tutto questo dopo aver riscontrato un episodio dubbio nel nostro reparto. Purtroppo l’Azienda non ha ascoltato le mie ragioni e, al pari degli altri dirigenti, sono stato sanzionato. Non entro nel merito dell’istruttoria, anche se reputo di non aver violato alcuna regola deontologica e comportamentale. Posso solo affermare con certezza che nel quadro complessivo, la commissione disciplinare non ha certamente tenuto conto del grave clima di tensione e preoccupazione che si è creato al Policlinico durante l’epidemia. Quindi, non mi rimane altra scelta che impugnare la decisione rivolgendomi gli organi competenti.”

Cugusi poi rimarca che nel periodo marzo aprile 2020 avesse fatto, al pari dei colleghi, numerose segnalazioni sull’assenza di dispositivi di protezione individuale, di richiesta di cautele e materiali per poter affrontare l’epidemia, nonché di procedure e protocolli univoci. “Non vorrei – ha concluso – che questa continua attività abbia avuto una influenza nel procedimento disciplinare”.Cagliaripad


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Ora mancano guanti e calzari: infermieri e Oss sono senza difese

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 21/10/2020  – Covid 19 – Denuncia NurSind dopo il sopralluogo al Santissima Trinità di Cagliari

Dai balconi si è smesso di cantare da un pezzo, in compenso infermieri e Oss hanno ripreso a piangere in corsia: «Siamo allo stremo», dicono dai presidi ospedalieri di tutta l’Isola. Dove crescono contagi e proteste, ma diminuiscono i dispositivi di protezione. Così, a Nuoro, giusto per fare un esempio, raccontano di essere costretti a tagliare le maniche dei camici per ricavare i calzari. «Situazione ingestibile, invece di continuare a far proclami, la politica pensi a mettere in sicurezza operatori sanitari e pazienti», si accodano i sindacati. Supportati dalla relazione del blitz appena effettuato al Santissima Trinità. Diagnosi: codice rosso.
Allarme rosso
Due pagine fitte, scritte dopo il sopralluogo del responsabile della sicurezza del lavoro del NurSind (uno dei sindacati per le professioni infermieristiche) al pronto soccorso del presidio di via Is Mirrionis. Dove ieri mattina c’erano 47 pazienti in carico: 42 di questi positivi e cinque in attesa di tampone. Tra prolunghe di fortuna lunghe anche cinque metri, messe insieme per garantire l’ossigeno, barelle ammassate nei corridoi e attese interminabili che «hanno trasformato il Ps in reparto di degenza, senza averlo fornito di personale sufficiente», e dove «ci si contende un solo bagno e acqua e pasti scarseggiano», denuncia Fabrizio Anedda, segretario provinciale di Cagliari e coordinatore regionale. Mancano guanti delle giuste misure e manca personale nel reparto Infettivi, dove i problemi portati dal virus si aggiungono a quelli dei pazienti con patologie psichiatriche «ancora più difficili da gestire». Si fa quel che si può, dentro. Si finisce per misurare la saturazione dell’ossigeno a distanza, «aumentando il rischio per i pazienti che dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio continuo», e si tirano su barricate fai-da-te, «con flaconi e quanto altro per tentare di delimitare la zona rossa». Così racconta chi tra quei corridoi combatte la sua battaglia quotidiana.
Dispositivi e proteste
Sembra un copione studiato a memoria, che si ripete in ogni presidio sardo. «Come stiamo? Disperati. Non sappiamo più cosa fare»: è l’amara confessione di un’infermiera dell’ospedale Marino di Cagliari. Dove il virus è entrato qualche giorno fa, e allo stato attuale «risultano 17 pazienti covid, due operatori sociosanitari e quattro infermieri positivi, due dei quali del pronto soccorso», elenca Anedda. «Non siamo stati protetti adeguatamente, alcuni pazienti sono stati trasferiti dal terzo al primo piano prima ancora di ricevere l’esito del tampone», racconta chi tra quelle corsie salva le vite mettendo a rischio la propria. E poi sembra che il nastro si riavvolga, portando indietro alla denuncia d’inizio pandemia per la carenza di dispositivi di protezione. Solo che – per ora – le mascherine ci sono, manca altro. «Al San Francesco di Nuoro ci segnalano la mancata consegna dei guanti», racconta Diego Murracino, dirigente regionale del Nursing-Up, il sindacato delle professioni sanitarie. «Insufficienti anche i calzari, tanto che qualcuno è stato costretto a ricavarli tagliando le maniche dei camici», rilancia Anedda. «Carenze che periodicamente si presentano in ogni ospedale», sottolinea il rappresentante del Nursing Up. Ed è una lista che va avanti a lungo e tocca un po’ tutta l’Isola.
Nel resto dell’Isola
Al Nostra Signora di Bonaria, a San Gavino, i positivi sono arrivati a quota quindici (tra operatori del Pronto soccorso e personale dei reparti di Ginecologia – Nido, Nefrologia e Dialisi); intanto «gli operatori del 118 sono costretti a cambiarsi all’aperto perché all’interno manca una zona grigia dove potersi togliere dispositivi anti Covid in sicurezza, così come in tanti altri presidi dove la cronaca recente dimostra che il virus circola», spiegano dal sindacato. Problemi che si sommano alle storiche carenze di personale («in molti casi l’organico è sottodimensionato del trenta per cento», sottolinea Murracino. Alcune delle ragioni che porteranno il Nursing Up ad aderire allo sciopero nazionale del 2 novembre, «saranno garantite solo le prestazioni minime». Un giorno nero per la sanità sarda già al collasso.
Sara Marci


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AL SAN MARCELLINO DI MURAVERA TRASCURATA LA SICUREZZA SUL LAVORO E FERIE NEGATE

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NURSIND SCRIVE LETTERA DI DIFFIDA

 

Muravera, 31 luglio 2020 – Negato il diritto alle ferie e alla sicurezza sul lavoro.
Questo, in sintesi, il contenuto della lettera di diffida, inviata da parte del sindacato degli infermieri, il NurSind, al presidio ospedaliero di Muravera: il San Marcellino.
Alcuni dei professionisti tesserati al sindacato, che lavorano in Pronto Soccorso e nel reparto di Medicina, hanno segnalato che non è stata pianificata per loro, la fruizione delle ferie (diritto sancito dal C.C.N.L. che non può essere oggetto di compressione, come si legge nella lettera) e che alcuni di loro debbano ancora beneficiare di ferie dell’anno 2019.
“Da febbraio 2020 la complessità assistenziale si è notevolmente complicata – ha dichiarato Fabrizio Anedda, segretario provinciale NurSind – in quanto è necessario garantire il pre-triage e l’isolamento dei pazienti, siano essi affetti da Covid 19 o potenzialmente tali. La carenza di personale inoltre impedisce una regolare predisposizione dei turni, con la conseguenza che gli operatori presenti non sanno se e quanto potranno beneficiare del periodo feriale, che di fatto gli viene negato”.
Sicurezza, trasporti, ambulanze. Secondo quanto denunciato dal Sindacato, le ambulanze non sarebbero adeguatamente allestite per emergenze, risultando così prive dei requisiti indispensabili, come l’abbigliamento e la dotazione strumentale.”Capita ora – ha proseguito Anedda – che i viaggi risultino sempre più frequenti, per la sottrazione di figure mediche specialistiche. Oltre alla riduzione delle attività di risposta specialistica in Chirurgia, di recente sono state sottratte anche le figure dell’Anestesista Rianimatore e del Radiologo. Dunque, quando risulta necessario un trasferimento, un infermiere e un OSS sono chiamati ad accompagnare il paziente in ambulanza e obbligati a lasciare un altro infermiere da solo a far fronte alle attività di Pre-Triage, assistenza negli ambulatori, ricoveri ospedalieri e per eventuale assistenza a casi sospetti di Covid, posti in isolamento in attesa degli esiti del tampone faringeo. Così come nel Pronto Soccorso, per gli stessi motivi di carenza di personale, anche ai dipendenti del reparto di Medicina vengono negate le ferie”.
L’invito – da parte del Nursind all’Azienda ospedaliera – è dunque quello di rispettare tutte le cautele per il personale operante nel Pronto Soccorso e nel Reparto di Medicina, di voler integrare l’organico presente, in modo che siano assicurati turni corretti di riposo e ferie, oltre che la sicurezza sul lavoro.

leggi  la notizia su “Sardegna reporter” qui

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COVID-19 – Pillole inerenti il DL Rilancio.

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BONUS BABYSITTER da 1000 a 2000euro

Il decreto raddoppia il bonus baby sitter fino a 1.200 euro, ma solo per chi non l’ha già ricevuto lo scorso mese.

Inoltre, il bonus potrà essere usato per pagare i centri estivi: la novità è stata inserita per supportare i genitori, visto che le scuole rimarranno chiuse e in questa fase è ancora opportuno non appoggiarsi all’aiuto dei nonni.

In questo caso però il voucher non sarebbe compatibile col bonus asilo nido.

L’importo del voucher aumenta anche per chi lavora nella sanità il bonus arriva a 2.000 euro. Il bonus verrà quindi usato per pagare le prestazioni delle baby sitter che si sono tenute a partire dal 5 marzo 2020, giorno in cui le scuole sono state chiuse su base nazionale e fino al 31 luglio.

Congedo parentale COVID-19

Il congedo parentale COVID-19 diventa di 30 giorni in totale e può essere richiesto per un periodo che va dal 5 marzo 2020 (quando le scuole sono state chiuse in tutta Italia) fino al 31 luglio 2020. Il congedo parentale COVID-19 può essere fruito da uno o entrambi i genitori alternativamente per un periodo continuativo o frazionato con figli minori fino a 12 anni e con un’indennità prevista pari al 50% della retribuzione. Il periodo di congedo è coperto da contribuzione figurativa. Il congedo spetta anche per i figli di età compresa tra 12 e 16 anni ma in tal caso non è prevista l’erogazione della relativa indennità economica. Resta confermato, inoltre, che la fruizione del congedo spetta in via alternativa da uno solo dei genitori per nucleo familiare, a patto che in famiglia non vi sia altro genitore beneficiario di altri sostegni al reddito per sospensione o cessazione attività lavorativa (cassa integrazione ad esempio) o disoccupato o non lavoratore. Nel caso di figli disabili gravi, iscritti a scuole di ogni ordine e grado ospitati in centri diurni di assistenza, il congedo spetta ai genitori, anche affidatari, lavoratori (dipendenti o autonomi o parasubordinati) a prescindere dall’età del figlio.

La fruizione è autorizzata, previa programmazione con il proprio responsabile gestionale, dopo aver verificato, per il personale sanitario, la compatibilità dell’assenza con le esigenze organizzative derivanti dall’emergenza epidemiologica.

Permessi Retribuiti Legge 104/1992

Il numero dei permessi giornalieri di cui all’art. 33, comma 3, Legge n°104/92 è incrementato – anche per i mesi di maggio e giugno 2020 – di ulteriori 12 giorni complessivi per l’assistenza ai familiari con disabilità grave.

Tale incremento complessivo di 12 giorni si applica anche ai dipendenti portatori di handicap grave.

Pertanto a regime normale gli ordinari 3 giorni di permesso mensili sono incrementati di ulteriori complessive 12 giornate, usufruibili nei mesi di maggio e giugno 2020. Per quanto detto i permessi complessivi fruibili sono: 3 giorni (già previsti a maggio ) + 3 (già previsti a giugno) + 12 (da distribuire fra maggio e giugno) = 18 giorni totali di permesso fra maggio e giugno.

La fruizione è autorizzata, previa programmazione con il proprio responsabile gestionale, dopo aver verificato, per il personale sanitario, la compatibilità dell’assenza con le esigenze organizzative derivanti dall’emergenza epidemiologica.

Misure a tutela della disabilità

Viene portata al 31 luglio 2020 la data nella quale, per i lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n.104, nonché ai lavoratori in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico legali (non meglio specificati, ndr) attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della medesima legge n. 104 del 1992, il periodo di assenza dal servizio prescritto dalle competenti autorità sanitarie, è equiparato al ricovero ospedaliero.


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12 maggio

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1 MAGGIO 2020

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